Forum Archaeologiae - Zeitschrift für klassische Archäologie 98 / III / 2021

SULLA STORIA ANTIQUARIA DI ALCUNE STATUE EROICHE PANNEGGIATE DI ETÀ GIULIO-CLAUDIA

Lo studio dei tipi statuari utilizzati dai primi imperatori della dinastia giulio-claudia, e nella fattispecie delle Hüftmantelstatuen, ci guida alla funzione delle immagini “eroiche” nel rituale romano e alla loro relazione con il linguaggio della divinizzazione della sovranità a partire da Augusto. Il tema è da approfondire proprio nelle sue manifestazioni iniziali con l’esame di alcuni esemplari di questo tipo, simili dal punto di vista formale e nello schema iconografico e forse utili a descriverne l’origine e la cronologia, così come a ricostruire l’attività delle officine e degli scultori che le produssero nella prima metà del I secolo d.C. Alcune statue in particolare meritano uno studio ulteriore, attraverso la storia del rinvenimento e la documentazione d’archivio sui primi restauri, poiché aggiungono nuovi indizi all’interpretazione del significato iconografico. La storia dei restauri, che ci permette di distinguere gli interventi moderni dalle varie forme del riuso antico, come la sostituzione del ritratto, potrebbe ampliare le nostre conoscenze su questa tipologia di statue e spingerci a paragonare e raggruppare i vari esemplari anche in base alla loro ricezione moderna, alle modalità di intervento usate sulle sculture. Lo studio che qui propongo riguarderà in particolare alcuni casi sui quali si può approfondire l’indagine antiquaria.
La statua del cosiddetto Genius dalla Villa di Voconio Pollione a Marino, rinvenuta nel 1883 (MNR inv. 25) ed entrata nel Museo Nazionale Romano nel 1900, è datata in età augustea, ma fu integrata con una testa di giovanetto con lunghi capelli ondulati di Genius o di Dioniso, di epoca sicuramente successiva ma rinvenuta nel medesimo contesto archeologico. Di questa statua è opportuno ricostruire e approfondire il luogo di rinvenimento, ossia la villa, dove essa aveva sicuramente una funzione nel quadro del culto imperiale, ma occorre anche indagare le fasi e le modalità del rinvenimento e del suo ingresso nelle istituzioni museali italiane. Proprio per questo è utile l’esame dei criteri del restauro che essa subì poiché rappresentano un primo tentativo di interpretazione del tipo statuario.
Le statue di Tiberio e quella acefala dal Santuario di Nemi ospitate dalla Ny Carlsberg Glyptothek (NCG inv. 709 e inv. 1657), furono rinvenute anch’esse negli ultimi anni dell’Ottocento. La prima fu acquisita immediatamente dal Museo nel 1885, con altri frammenti aggiunti in un secondo tempo, nel 1891. La seconda proveniente forse dal medesimo contesto del santuario nemorense, fu invece acquistata nel 1896 e giunse nella galleria danese solo dopo aver trovato ospitalità in collezioni private, ossia in Palazzo Orsini a Roma e forse anche a Frascati. Queste ultime vicende antiquarie sono da indagare in maggior dettaglio poiché chiariscono la ricezione iniziale delle statue e il contesto culturale che per primo la accolse. Anche in questo caso i restauri e le integrazioni eseguiti al momento dell’ingresso nel Museo di Copenhagen, e in seguito asportati, documentano le varie interpretazioni e le attribuzioni inizialmente proposte, in seguito abbandonate.
Sicuramente per entrambe le statue il materiale d’archivio conserva altre informazioni utili a ricostruire le circostanze dell’acquisizione.

© Letizia Abbondanza
e-mail: letizia.abbondanza@libero.it

This article should be cited like this: L. Abbondanza, Sulla storia antiquaria di alcune statue eroiche panneggiate di età giulio-claudia, Forum Archaeologiae 98/III/2021 (http://farch.net).



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